L'arte di porsi obiettivi

Come definire al meglio un obiettivo che ci aiuti a realizzare le nostre aspirazioni avendo risultati efficaci ed ecologici? Come orientarsi alla soluzione e non focalizzarsi sul problema?

Nelle imprese viene destinata una grande attenzione alla definizione degli obiettivi: si parte addirittura dalla missione dell’azienda, cioè il suo fine ultimo, che viene poi articolata in strategie, business plan pluriennali, obiettivi annuali a loro volta poi suddivisi per funzioni, prodotti o mercati fino ad assegnare ai singoli individui il contributo da fornire.

Vi è dunque una grande ricerca di senso che genera una organizzazione che mobiliti tutte le risorse nel perseguimento del risultato, gli obiettivi sono anche fonte di motivazione e le imprese destinano grandi sforzi e sistemi gestionali per comunicare, condividere, misurare e premiare: sono ormai diventati di uso comune termini come budget, valutazione delle prestazioni, management by objectives (MBO).

Anche ognuno di noi, nella propria vita professionale o personale si confronta quotidianamente con la definizione di obiettivi: voglio cambiare lavoro, farei bene a dimagrire, mi piacerebbe aver più dialogo con mio figlio. Come definire al meglio un obiettivo che ci aiuti a realizzare le nostre aspirazioni avendo risultati efficaci ed ecologici?

E’ molto noto l’acronimo S.M.A.R.T. che, usando vocaboli inglesi, richiede ad un obiettivo di essere “specifico”, “misurabile”, “concordato”, “realistico” e “posizionato nel tempo”, vorrei tuttavia esaminare la questione dal punto di vista di chi desidera avviare un cambiamento stabile in sé o in altri.

Il primo punto importante è che un obiettivo ben formato deve essere espresso in positivo. Direste mai ad un conducente di un taxi “non voglio andare alla stazione”?  Rispondere chiaramente alla domanda “cosa vuoi?” significa focalizzarsi sulla soluzione anziché sul problema, significa mobilitare la propria creatività ed assumere la responsabilità delle proprie scelte. Non sempre è facile riformulare un obiettivo che nasce da una difficoltà, tuttavia è necessario farlo sia che sia ci si rivolga a sé stessi sia che lo si proponga ad un’altra persona.

Il secondo requisito è che deve essere verificabile mediante i sensi, cioè deve essere possibile una dimostrazione comportamentale osservabile del risultato. Nella definizione deve essere compresa la modalità di verifica dei risultati ed i criteri di valutazione delle prestazioni pena l’indeterminatezza. Per ritornare all’esempio del taxi, sarebbe come chiedere al conducente “vorrei andare in un bel posto”, ovvio che se non specifico meglio i criteri che lo definiscono c’è un serio rischio di essere vittime dei gusti di chi guida.

La terza caratteristica dell’obiettivo ben formato è che sia realizzabile autonomamente.   Una corretta definizione, che non generi frustrazione, deve assegnare a chi persegue la meta il controllo della situazione ma anche la responsabilità delle scelte; per esempio per un dirigente è velleitario definire come obiettivo “modificare le strategie della Società per aumentare la redditività”, tuttavia riformulare come “contribuire alle strategie della Società formulando proposte per incrementare la redditività dell’area di competenza” genera una sfida stimolante.

L’ultima attenzione da osservare è la corretta contestualizzazione dell’obiettivo.  Spesso un risultato non può o non deve essere realizzato in tutte le circostanze, alcuni effetti positivi dello stato presente devono essere salvaguardati, è necessario approfondire e delimitare il campo di azione perché non si sostituisca semplicemente uno stato o un comportamento con un altro ma si abbia a disposizione una più ampia possibilità di scelta. Per esempio per un capo può essere auspicabile delegare di più sulla gestione operativa ma non certamente sulle scelte di indirizzo strategico dell’attività.

Nei dizionari obiettivo viene definito come “meta che ci si prefigge di raggiungere” oppure come “fine verso il quale viene diretto uno sforzo o un’ambizione”  ed è una delle attività umane che ha significativamente contribuito allo sviluppo, nelle aziende è l’attività portante del vertice in prima battuta e di tutti i capi intermedi nel quotidiano. Si tratta quindi di qualcosa che deve essere fatto con attenzione, che merita tempo ed anche investimenti.

Il definire obiettivi e accompagnare nella realizzazione è anche il senso dell’attività di coaching. Il processo di coaching è una conversazione, un dialogo tra coach e cliente in un contesto produttivo ed orientato al risultato. La responsabilità della definizione dell’obiettivo è del cliente, ma il coach (il conducente del taxi dell’esempio precedente) lo aiuta, mediante domande appropriate, a definirlo correttamente. Anche il conseguimento dei risultati è responsabilità del cliente, ma, ancora una volta, il coach ponendo le domande giuste al momento giusto, aiuta a considerare prospettive e strategie diverse.

 

Enrico Perversi 

 

Questo articolo è tratto da quanto originariamente pubblicato su La Rivista, mensile della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera.

 

Con grande esperienza manageriale e nel ruolo di coach, Enrico segue le attività finalizzate a generare risultati attraverso le persone. Abbiamo formalizzato due metodologie di intervento in questo ambito,

Abbiamo chiamato la prima Sestante, pone la mindfulness come elemento chiave per migliorare la performance individuale. Abbiamo avuto riscontri molto concreti sulla utilità di questa pratica per aiutare chi lavora ad essere più consapevole delle situazioni ed affrontarle in modi efficaci e costruttivi. É disponibile una brochure che lo illustra, scaricatela per maggiori dettagli.

La seconda invece è chiamata La squadra efficace: pone enfasi sul tema della collaborazione tra le persone in azienda, come elemento fondamentale per raggiungere i traguardi anche più ambiziosi.

 

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